Politiche Culturali e Tutela del Patrimonio Storico

Nonostante la sua ricca storia e il notevole patrimonio artistico conservato entro i suoi confini, a livello istituzionale Monza si è riscoperta luogo d’arte e cultura solo di recente e tuttora stenta a valorizzare adeguatamente le risorse di cui dispone. “Riscoperta”, perché Monza è stata in certi ambiti, almeno fino a un passato recente, un punto di riferimento culturale di livello nazionale: basti ricordare i grandi nomi dell’arte applicata che sono passati per le aule dell’Istituto Nanni Valentini, che di questo passato illustre è tuttora testimonianza.

Il dialogo con le associazioni e le periferie
Malgrado le istituzioni abbiano spesso mancato di visione per il rilancio culturale di Monza, sono numerose le associazioni dedite alle arti e alla creatività che operano in città, le quali tuttavia spesso stentano a trovare spazi in cui svolgere la propria attività. Costi elevati o ambienti inadeguati sono troppe volte un ostacolo difficilmente superabile per le piccole realtà, che per questo motivo sono costrette a trasferirsi nei comuni limitrofi. In altre parole, l’iniziativa del privato cittadino non trova corrispondenza in una speculare politica comunale affinché questa iniziativa trovi più facilmente espressione. Monza, in quanto capoluogo di provincia, dovrebbe al contrario favorire l’associazionismo e farsi catalizzatore, o centro di gravità, del fermento culturale cittadino e brianzolo, in tutte le sue diverse forme, potenziando le strutture esistenti (a partire dai centri civici e dalle biblioteche) e rendendole più accessibili.
I centri civici rappresentano un luogo di aggregazione sociale fondamentale, in special modo nei quartieri più periferici, marginalizzati, quando non completamente esclusi, dalle politiche culturali del Comune. In una prospettiva lungimirante e accorta di recupero e valorizzazione delle periferie, il coinvolgimento delle associazioni presenti nel quartiere nelle politiche culturali del Comune potrebbe restituire vitalità a zone oggi perlopiù “dormitorio”, a supporto, tra l’altro, di politiche sociali e di sicurezza “olistiche” (si vedano le sezioni dedicate).
L’amministrazione deve prendersi l’impegno di far incontrare offerta e domanda di cultura, creando occasioni di crescita e proponendo spunti di riflessione sui fenomeni di trasformazione del tessuto urbano, a partire dalle periferie. I problemi della città, osservati e riproposti con gli strumenti e i media più opportuni possono e devono diventare oggetto di dibattito e riflessioni utili, se non necessari, a orientare gli interventi necessari.

Il dialogo con gli altri enti
Oltre al dialogo con le piccole associazioni, le istituzioni dovrebbero instaurare un rapporto più profondo e una maggiore coordinazione con gli attori più rilevanti nella gestione dei beni storici e della vita culturale monzese, a partire dalla Fondazione Gaiani, che conserva e promuove tanta parte dei luoghi d’interesse storico e artistico della città, e dai teatri cittadini, nonché con le scuole, gli istituti e le università.

Musei e fondazioni
Paradossalmente sembra necessario ricordare che il tesoro del Duomo di Monza rappresenta una delle raccolte più importanti del mondo nel suo genere, per rarità, ricchezza, e rilevanza storica. A questa raccolta si sono aggiunti, negli ultimi anni, la straordinaria realizzazione del Museo Gaiani, importante tanto per l’allestimento che per la concezione; e la vera e propria “riscoperta” degli affreschi tardogotici della Cappella di Teodolinda che, grazie a una eccezionale operazione di restauro, si sono rivelati come uno dei più completi e affascinanti cicli di affreschi tardogotici d’Italia. Un corretto rapporto con la Fondazione Gaiani, deve puntare a sottolineare e diffondere la conoscenza di queste ricchezze, contribuendo a proseguire i cicli di restauro (la straordinaria sequenza di grandi tele settecentesche della navata) e ad aggiornare le conoscenze promuovendone lo studio.
Con la creazione dei Musei Civici nella casa degli Umiliati il Comune dispone di una struttura che dovrebbe diventare, in collegamento con l’Arengario, promotore di conoscenza della città, più che “contenitore” di una piccola collezione di opere, stringendo accordi con le altre a istituzioni e associazione culturali cittadine e con le università per accentrare l’attenzione sui molteplici e diversi centri di interesse della città, con interventi di approfondimento scientificamente corretti e documentati da pubblicazioni decorose (come accadeva fino a qualche anno fa).

Scuole e università
Monza, pur non essendo propriamente città universitaria, ospita un distaccamento dell’Università Bicocca ed è città di universitari, oltre che di studenti di ogni ordine e grado. La presenza di tanti studenti e di giovani rappresenta un vantaggio potenziale ancora non sufficientemente esplorato e non valorizzato, e così pure le esigenze di questa rilevante percentuale di cittadini trovano raramente ascolto. Molti degli spazi dedicati agli studenti (in primis le aule studio e le biblioteche), ad esempio, soffrono di carenze strutturali e organizzative che nel corso dell’attuale amministrazione non sono state affrontate.(6)

Teatri e arte di strada
Per quanto l’offerta teatrale risulti di buon livello e il Binario 7 si sia ormai affermato come un punto di riferimento di rilievo sul territorio, i teatri monzesi potrebbero essere promossi più efficacemente, in particolare in Brianza. Inoltre, le piccole associazioni che si occupano di musica e di teatro al di fuori delle realtà più strutturate dovrebbero trovare ascolto presso l’amministrazione nel momento in cui segnalano la carenza di luoghi in cui praticare la propria attività, ed essere incluse in iniziative sul territorio cittadino. Le strade e le piazze di Monza dovrebbero trasformarsi in cui il fermento culturale si fa visibile e raggiunge tutta la cittadinanza: artisti di strada, festival, rappresentazioni e installazioni temporanee potrebbero animarle nel corso di tutto l’anno.

L’offerta culturale
Una città culturalmente vitale è una città in cui l’arte non rimane chiusa tra le quattro mura di un museo o di un teatro, ma riesce a uscirne e a coinvolgere chi è all’esterno, nello spazio pubblico. Monza sembra mancare di un calendario culturale all’altezza delle proprie dimensioni e della sua storia, così come manca di eventi che riescano a caratterizzarla al di là del Gran Premio.
Non solo le periferie risultano pressoché escluse da una qualsiasi programmazione culturale – con la felice eccezione delle attività svolte all’interno dei centri civici grazie all’iniziativa individuale dei cittadini – ma persino il centro, la Villa Reale, il Parco e il complesso delle cascine al suo interno non sono oggetto di una vera pianificazione organica. Inoltre, ancora tutto da sviluppare è l’ambito dell’archeologia industriale.

Nella gestione del patrimonio storico e artistico riteniamo che la logica del museo-azienda non possa in alcun modo prevalere sull’idea che i beni storici e artistici siano beni comuni e tali debbano rimanere. La stessa logica non deve prevalere nemmeno su una valorizzazione di tale patrimonio che sia coerente con la sua stessa storia; che non si continui, ad esempio, a considerare la Villa e il Parco un mero contenitore di eventi e mostre, ma innanzitutto per quello che sono: beni storici da promuovere in quanto tali. L’approccio aziendalistico a Monza non ha portato i risultati attesi: l’investimento quasi esclusivo su poche mostre di grandi nomi ha consentito alla Villa di rimanere aperta al pubblico solo pochi giorni all’anno rispetto ad altre realtà similari, mentre i suoi ambienti venivano adibiti a location per feste private.
La politica culturale deve partire dalla premessa che si sta trattando di un servizio necessario alla soprav- vivenza, alla coesione e alla crescita di una comunità. Bisogna cioè riconoscere che ogni forma di civile convivenza può essere fondata solo su una buona conoscenza delle radici storiche, una sufficiente percezione della fondamentale importanza dell’interazione sociale ed economica, fatta di scambi materiali e immateriali, e una salda coscienza dei fondamenti giuridici del contratto sociale, dei diritti e dei doveri di cui ogni cittadino è soggetto e portatore. Gli impegni e gli investimenti utili a formare queste fondamenta della convivenza civile vanno perciò riconosciuti come essenziali.

La scarsità di risorse destinate alle politiche culturali di cui gli enti locali possono disporre dovrebbe essere almeno in parte superata attraverso la partecipazione puntuale e sistematica a bandi; a ciò dovrebbe coniugarsi una sinergia intelligente con Milano, con il resto della Brianza e con tutta la regione. Inserire Monza in reti di cooperazione e in itinerari tematici, a tutti i livelli territoriali, consentirebbe non solo la promozione della città dal punto di vista turistico, ma anche l’ottimizzazione nella gestione delle risorse e soprattutto la riscoperta della sua lunga storia – dalle migrazioni longobarde al fiorire della Monza industriale
– così da costruire e ricostruire un’identità cittadina oggi ben poco definita.

La Villa Reale e il Parco
Una specifica riflessione va dedicata alla Villa Reale e al complesso del Parco, con le cascine e le ville, i giardini, le aziende e gli impianti: il sistema monumentale più importante in Lombardia, e tra i maggiori in Europa di cui, tuttavia, non si riesce a percepire il valore; in cui vengono effettuati sporadici interventi di riqualificazione (la vicenda dei 55 milioni stanziati dalla Regione Lombardia e non spesi dal Consorzio è emblematica) che non riescono nemmeno a consentire la salvaguardia e l’uso sociale, convenzionato o diretto, di una parte rilevante del patrimonio architettonico. In condizioni drammatiche è lasciato tutto quanto non sia affittato per ottenere piccole rendite.
Prosegue lo scandaloso disinteresse per tutti gli edifici dell’ala sud in cui è insediato il Liceo Nanni Valentini: 7 milioni (derivanti dagli impegni del governo Renzi), attendono di esser spesi ormai da anni, pur essendo destinati alla ristrutturazione del fabbricato Borsa, che ormai rischia il crollo; nel frattempo non vengono attuati organici interventi di manutenzione e riparazione dei tetti, e ci si limita a tamponare le situazioni più gravi con estemporanee e costose impalcature d’emergenza.
La stessa sorte – chiusura e abbandono – viene riservata a veri e propri gioielli architettonici, dalla Villa Mirabellino al mulino del Cantone; dalla preziosa cascina San Fedele ai Mulini Asciutti.

Ancor più scandalosa, se possibile la situazione della gestione “turistica” della Villa Reale, oggi al centro di un (previsto e prevedibile) paralizzante contenzioso tra il gestore privato e il Consorzio (solo formalmente presieduto dal sindaco, che sembra del tutto disinteressato alle sorti della Villa e dei suoi lavoratori, a tutt’oggi in cassa integrazione). Oggi tutte le carte sembrano in mano alla Regione Lombardia che, tra incapacità, clientele e conflitti interni, ha determinato uno stallo che non consente nemmeno di spendere le ingenti somme già stanziate per la manutenzione del Parco. Il plateale e disastroso fallimento della decantata collaborazione pubblico – privato, trasformata in scontro tra opposte incapacità e simili rapacità, appare estremamente significativo, anche sul piano simbolico .

6 Si rimanda all’indagine Liberi di studiare condotta da LabMonza tra il 2018 e il 2019 reperibile all’indirizzo:
<https://www.labmonza.it/liberi-di-studiare-risultati/>

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