“E‘ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
La fragilità delle persone è specchio della fragilità della comunità in cui vivono, e viceversa. È pertanto indispensabile che una amministrazione pubblica metta al centro del proprio operato i bisogni essenziali delle persone, con lo scopo di garantirne e tutelarne il benessere, in particolare se esse si trovano esposte a condizioni di difficoltà, fragilità e marginalità, abbattendo ogni forma di discriminazione, esclusione e di barriera sociale.
Le categorie per le quali il Comune si dovrebbe spendere con maggior intensità sono
quelle più fragili, quali gli anziani, i disabili, i senzatetto, i poveri e le persone con fragilità
psichica.
Una società è arricchita dalle differenze, che devono essere intese come risorse e non
devono rappresentare un impedimento all’autodeterminazione delle persone, anche, ma
non solo, nel momento di costruire progetti di vita. Questo è particolarmente importante in
un’ottica di sviluppo sociale per una comunità che vede nell’universalità, nell’equità e nella
giustizia sociale dei punti cardine per la costruzione del proprio futuro. È, per questo
stesso motivo, importante porre attenzione sulle politiche di genere, sulle politiche per i
giovani e per l’integrazione.
Il recente modello del welfare comunitario ha preso piede in Italia grazie alla cosiddetta
“Primavera delle politiche sociali” (a cavallo tra metà degli anni Novanta e l’inizio del
nuovo millennio), approdata nel 2000 alla “Legge quadro per la realizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali” e nota familiarmente come “la 328”. Questa ha
rappresentato una rivoluzione nei servizi alla persona, e ha introdotto nelle politiche
sociali, al posto del tipico assistenzialismo (rispondere a un bisogno specifico con interventi
solo riparativi del disagio di cui esso è espressione), un approccio integrato alla persona,
alla situazione, al contesto, orientato al benessere e all’inserimento sociale.
È necessario da tempo un rilancio dello spirito di questa legge e della cultura del prendersi
cura, di cui è espressione.
La crisi, l’austerità e le emergenze nazionali e internazionali non hanno risparmiato una
delle zone più ricche del nostro Paese. La contrazione dei bilanci comunali ha reso sempre
più difficile l’attuazione di progetti concreti volti a migliorare il welfare. Dunque, essendo
una lista civica che promuove i valori volti all’autodeterminazione della persona in senso
lato e muovendoci in un contesto locale e regionale dove il benessere della persona viene
trascurato a causa di questione economiche, in un’ottica di azione politica è fondamentale
portare nella nostra città politiche che mirino alla cura della singola persona e della
comunità. Nell’ottica di creare una comunità solida e coesa, il Comune deve connettere al
meglio i servizi sul territorio e tutta la vasta e vitale area del terzo settore, particolarmente
forte, strutturata e appassionata, generando una rete che comprenda anche il livello
provinciale.
Per fare questo quindi, è necessario ripensare al ruolo del Comune: questo infatti non
deve essere solamente un erogatore e finanziatore di servizi, ma piuttosto deve costituirsi
come un ente che attraverso un ascolto e un dialogo continuo con il terzo settore, ne
favorisca la funzionalità e l’attività. Inoltre, sempre in un’ottica di connessione,
condivisione e partecipazione, è necessario considerare le realtà del terzo settore come
protagoniste nella co-programmazione e co-progettazione dei servizi sociali territoriali, e
non solo nella loro gestione.
Tutto ciò può avvenire soltanto rafforzando i servizi di prossimità e domiciliari e rilanciando l’integrazione dei servizi socio-sanitari. È inoltre necessario che il Comune si ponga come interlocutore con le persone in situazione di fragilità, non più da considerare come semplici destinatari dell’assistenza, ma anche come protagonisti dello sviluppo sociale della comunità.
Per quanto riguarda le attività di assistenza sociale e del terzo settore è in primo luogo necessario muoversi partendo da un’analisi territoriale attenta, che guardi alle esigenze e alle offerte dei singoli quartieri; facendo questa mappatura quindi si potrà prevedere un decentramento dei poli di assistenza sociale, che risponda alle esigenze di ciascun quartiere e che valorizzi un’azione di assistenza di prossimità. Infine, nell’ottica di una maggiore valorizzazione del territorio, bisogna pensare e rilanciare la Casa del Volontariato, operando tempestivamente le dovute manutenzioni, e dotandola di nuovi strumenti per aiutare le associazioni di volontariato del territorio, quali spazi sicuri per tenere materiali e documenti contabili e operare da megafono per aiutare le realtà a trovare nuovi volontari.
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