Monza, lo sappiamo, è un Comune fra i più ricchi d’Italia. Fra i Comuni capoluogo di Provincia e/o sopra i 100’000 abitanti, siamo secondi solo a Milano per reddito imponibile medio (fonte: Mef). Sarà forse per conservare questo prezioso traguardo che l’amministrazione comunale ha deciso di aumentare le tasse colpendo chi è più in difficoltà, tutelando invece i più ricchi da qualsiasi aumento.
Difatti, nella proposta di bilancio 2020 presentata in Consiglio Comunale per l’approvazione, la soglia d’esenzione dell’addizionale IRPEF viene abbassata da 18’000 a 12’000 €. Tradotto: dal 2020 chi guadagna fra 18’000 e 12’000 euro lordi, ovvero chi vive in condizione di fragilità e precarietà economica, si troverà per la prima volta nella vita a doverla pagare.
Non si tratta affatto di pochi individui: circa 12’000 persone in carne ed ossa, praticamente un decimo della popolazione monzese, si troveranno improvvisamente a pagare una tassa dalla quale prima erano esentati. È facile immaginare da chi sia composta questa fascia: pensionati con una vita di sacrifici alle spalle, lavoratori precari, giovani famiglie. Sono loro che l’amministrazione comunale decide deliberatamente di colpire e punire. Coloro che più hanno subito la crisi economica e che più stanno lottando per guadagnarsi una vita stabile e di dignitoso benessere.
circa 12’000 persone in carne ed ossa, praticamente un decimo della popolazione monzese, si troveranno improvvisamente a pagare una tassa dalla quale prima erano esentati. È facile immaginare da chi sia composta questa fascia: pensionati con una vita di sacrifici alle spalle, lavoratori precari, giovani famiglie.
Perché tutto ciò? La risposta del Sindaco Allevi è stata chiara: bisognava trovare un milione e cinquecentomila euro per chiudere il bilancio. Altrimenti Comune kaputt. Ovviamente non viene risparmiata neppure un’impietosa corsa allo scaricabarile: è colpa del Governo, dell’amministrazione che ha smesso di governare due bilanci fa, del PD, e chi più ne ha più ne metta.
Certo, i tagli del governo centrale agli enti locali sono un problema vero, e sono ormai un fenomeno in atto da molti anni. Non vogliamo sminuire la difficoltà crescente di gestire il bilancio di un Comune di grandi dimensioni di questi tempi. Tuttavia, la risposta delle istituzioni pubbliche non può essere accanirsi sulle fasce di popolazione che invece dovrebbero essere tutelate e sostenute.
La risposta delle istituzioni pubbliche non può essere accanirsi sulle fasce di popolazione che invece dovrebbero essere tutelate e sostenute.
Che senso ha dichiarare che i servizi ai cittadini rimarranno invariati se questo viene compiuto tassando i cittadini che più di altri beneficiano di questi servizi? Che senso ha colpire chi guadagna fra i 18000 e i 12000 euro in una città fra le più ricche d’Italia, se non portare ad un’ulteriore allargamento del divario fra pochi ricchissimi ed un ceto medio-basso e basso sempre più impoverito? Tutto questo mentre verrà alzata anche la TARI.
Di fronte ad un problema si può reagire in tanti modi: decidere di tassare chi è più debole non può essere mai una soluzione, solo una sconfitta. Per tutti.