Alert: il seguente articolo parla di letame e di cacca di mucca!
L’agricoltura è una grande risorsa e una notevole fonte di reddito per la Lombardia. Pochi sanno, però, che l’attività agricola è molto inquinante. Dismettere fattorie, allevamenti e aziende agricole sarebbe folle, ma incentivare la ricerca scientifica per abbassarne l’impatto ambientale è un obiettivo di lungo termine cruciale.
La Lombardia detiene il primato per la mole di attività zootecnica sul suolo italiano; in Lombardia si concentrano circa 5 milioni di maiali e circa 1 milione e mezzo di bovini, rispettivamente il 40% di suini e il 30% di bovini presenti sul suolo italiano. (Fonte: Regione Lombardia)

Ma a quale costo ambientale vengono condotte queste attività ?
Lo smaltimento delle deiezioni è l’attività che in ambito agricolo, assieme all’uso di fertilizzanti, comporta il più alto rilascio di sostanze inquinanti.
Si stima che la pianura padana debba gestire 180t/anno di reflui animali provenienti da allevamento, ma, anche facendolo nei modi e tempi previste dalle normative (che in Lombardia sono tra le più permissive d’Italia vista l’ineguagliabile mole di materiale), vanno a rilasciare nell’ambiente sostanze inquinanti in quantità considerevoli.
L’effetto fertilizzante del letame – che è il prodotto della fermentazione delle deiezioni zootecniche – è dovuto al suo alto contenuto d’azoto, fondamentale per le piante soprattutto nelle fasi iniziali della crescita.
L’azione inquinante del materiale biologico d’allevamento ha inizio fin dal processo fermentativo. In seguito, tutto l’azoto contenuto nelle deiezioni zootecniche che non viene assorbito nelle colture finisce per avere effetti nocivi sull’ambiente e, di conseguenza, sull’uomo.
Scendiamo ancor più nel tecnico. Le perdite di azoto avvengono a livello atmosferico e a livello pedologico, ossia nel terreno. Il processo fermentativo rilascia infatti ammoniaca (NH3) nell’aria, mentre nel suolo l’azoto arriva in forma di nitrato (NO3-). Di questi ultimi, una parte viene intercettata da microrganismi terricoli, che li rendono assimilabili dalle piante, mentre il resto viene dilavato verso il basso fino a raggiungere la falda acquifera.
Per dare una misura del coinvolgimento dell’attività agricola in questi fenomeni, basti sapere che si stima che il 98% dell’azoto rilasciato in atmosfera in Lombardia proviene dall’agricoltura. [Fonte: INEMAR, 2007, citato in L’azoto nei suoli agricoli: interazioni con acqua e atmosfera, ERSAF, Università degli Studi di Milano, Regione Lombardia]
L’ammoniaca rilasciata nell’aria è coinvolta, assieme ai solfati e ad altri nitrati (originati principalmente dall’industria e dagli impianti di riscaldamento domestici), nella produzione di tutte quelle sostanze che vanno a generare i cosiddetti “costituenti secondari inorganici” delle famigerate PM 10 e PM 2,5: particelle presenti nell’aria che grazie alle loro minuscole dimensioni raggiungono i bronchi e hanno effetti cancerogeni.
E’ importante non lasciarsi ingannare dal fatto che questi siano costituenti secondari del particolato (questo nome si riferisce al fatto che sono prodotti derivati da trasformazioni chimiche); queste sostanze in inverno arrivano infatti a costituire fino al 55% del PM 2,5 e il 75% del PM 10. (Fonte: ISPRA, 2017)
Un grande ostacolo alla riduzione degli inquinanti di origine zootecnica è rappresentato dall’inesistenza di metodi altamente efficaci di somministrazione di nutrienti azotati alle piante; il letame non può essere somministrato a coltura in atto per questioni igieniche, deve essere depositato sul terreno prima della semina, e questo comporta ingenti perdite di azoto.
I nitrati nel terreno che vengono trasportati verso il basso dall’acqua se non utilizzati dalla pianta vanno a inquinare la falda acquifera, causando fenomeni di eutrofizzazione: l’azoto stimola la formazione di alghe che una volta entrate in decomposizione vengono attaccate da microorganismi che consumano l’ossigeno che normalmente utilizzano tutte le altre forme di vita presenti nell’acqua, siano esse animali o vegetali, causandone la morte.
L’UE, nel 1991, ha promulgato la “Direttiva Nitrati”: una serie di linee guida sull’uso di sostanze azotate in agricoltura finalizzate a difendere la qualità selle acque. I singoli Stati hanno poi strutturato dei regolamenti che hanno portato un aumento della qualità del 70% delle fonti idriche; ma possiamo accontentarci di questi risultati, seppur consistenti?
L’inquinamento è un problema ambientale con gravi ripercussioni sulla salute umana, non possiamo vivere bene su un pianeta malato e il primo passo che deve essere fatto, ancor prima dell’investimento in tecnologie, è informare su ciò che causa l’inquinamento.
Ciò non significa, ovviamente, che si debbano demonizzare tutte le attività che hanno un impatto ambientale; tuttavia, se più persone sono a conoscenza di questi fenomeni è auspicabile che a qualcuno, prima o poi, venga in mente un metodo che possa arginare questi danni ecologici, senza inficiare le attività produttive che li causano.
E chissà che non si possa, un giorno, arrivare ad un allevamento che ci permetta di poterci gustare un piatto di casseoula o un tocco di grana a bassissimo costo ecologico!
Lorenzo Spedo