D’inverno le polveri sottili, d’estate l’elevatissima concentrazione d’ozono. Che Monza si attesti come una delle città più inquinate d’Italia non è una novità. Ma in che misura, esattamente? Il rapporto CAPTOR 2018, pubblicato annualmente nell’ambito dell’omonimo progetto europeo, ci aiuta a capirlo.
Anche Monza, come moltissime altre città italiane, non è immune dal problema dell’inquinamento. Anzi, va purtroppo evidenziato come nel cuore della seconda provincia più ricca d’Italia il problema sia più grave, e non di poco, rispetto ad altre realtà peninsulari (e persino rispetto a quasi tutte le altre aree regionali).
Gli studi in proposito che evidenziano questa triste realtà sono ormai numerosi. Dal monitoraggio dell’Oms-Organizzazione Mondiale della Sanità (effettuato dal 2008 al 2013) al Rapporto Ecosistema 2016 (dossier di Legambiente realizzato in collaborazione con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e il Sole 24 ore) emerge con chiarezza che il primato di Monza come maglia nera dal punto di vista ambientale sia purtroppo una costante.
In particolare, il rapporto più recente che abbiamo sul livello di tossicità dell’aria che si respira in questa zona della Lombardia, ci dice come la situazione, nell’ultimo periodo, sia tutt’altro che migliorata. Il report di Legambiente “CAPTOR 2018”, presentato appena lo scorso 12 ottobre, evidenzia, grazie ad elaborazioni di dati rilevati dalle centraline ARPA – Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, come la concentrazione di agenti inquinanti continui ad essere molto elevata.
Il lasso di tempo preso in esame è quello compreso tra il periodo invernale del 2017 e quello estivo del 2018. Le sostanze inquinanti rilevate in quantità eccessiva sono il Pm10 e l’ozono. Il primo indica un insieme di polveri inquinanti altamente nocive per l’uomo, particelle solide e liquide, di diametro inferiore a 10µm, generate da fenomeni naturali, o più comunemente dai gas di scarico delle automobili e dall’inquinamento degli impianti industriali. Queste hanno effetti irritativi sul tratto superiore dell’apparato respiratorio che possono comprendere l’infiammazione e la secchezza del naso e della gola. Tali disturbi poi si aggravano se le particelle hanno assorbito sostanze acide (come il biossido di zolfo o gli ossidi di azoto).
Il secondo, invece, è un gas con capacità irritanti per gli occhi, per le vie respiratorie e per le mucose in genere. Si tratta di una componente importante del cosiddetto ‘smog fotochimico’ in quanto viene prodotto da reazioni fortemente favorite dalla luce solare. Per questo il problema si presenta soprattutto d’estate. Elevate concentrazioni di questo inquinante nella parte bassa dell’atmosfera (perché ad esempio nella stratosfera è importante ci sia questo gas in quanto fa da scudo per i raggi UV) possono favorire l’insorgenza di disturbi sanitari anche molto gravi o l’acuirsi delle patologie già presenti nei soggetti più sensibili (persone affette da malattie respiratorie croniche e asmatici).
Sia chiaro: non tutti i precursori dell’ozono vengono prodotti dall’uomo. Ma un grande ruolo è ricoperto dai processi, industriali e non, che rilasciano vapori di solventi in atmosfera (es. verniciature). Per non parlare del traffico su strada, soprattutto dai motori diesel.
Per questi due agenti le normative europee fissano dei limiti volti a tutelare la salute dei cittadini. In particolare, la soglia di inquinamento per il Pm10 (fissata in 50 microgrammi per metro cubo) non dovrebbe essere superata per più di 35 giorni l’anno. Il livello di ozono invece non dovrebbe superare i 120 microgrammi al metro cubo per più di 25 giorni l’anno. Questo perché i picchi di inquinamento sono eventi pericolosi se frequenti nel tempo, in quanto espongono la salute di tutti i cittadini a rischi significativi. La seguente tabella mostra come Monza sia tra le province lombarde in cui questi limiti vengono superati di più: con 86 giorni di sforamento sui limiti del Pm10 e 92 sul livello di ozono, Monza si posiziona al secondo posto (su 11 città) tra le province lombarde per giorni di sforamento.
In pratica, sommando gli sforamenti invernali ed estivi, i cittadini monzesi respirano aria insalubre circa un giorno su due! Per la precisione, 178 giorni su 365.
Sul tema, Laura Brambilla, presidentessa del circolo di Legambiente Alexander Lang di Monza, ricorda: ”non è solo l’inquinamento derivante dai mezzi di trasporto il problema. I gas di scarico rilasciati nell’aria dai veicoli sono un fattore determinante, ma non sono l’unico: non si devono dimenticare tutte le fonti di emissioni domestiche e industriali. A breve verranno riaccesi i riscaldamenti e a Milano il sindaco Sala ha già invitato la cittadinanza alla parsimonia: fa ancora caldo, un caldo ben sopra alla media stagionale. Sarebbe solo uno spreco accendere adesso i termosifoni“. Non solo: Sala ha peraltro annunciato che i sistemi di riscaldamento degli edifici pubblici milanesi rimarranno spenti fintantoché le temperature non inizieranno ad abbassarsi, anche per cercare di abbattere le emissioni. ”A livello cittadino – continua Laura Brambilla – è possibile agire sull’efficientamento energetico degli immobili comunali, oltre che sull’incentivo della mobilità sostenibile. Il progresso tecnologico ha reso possibile una significativa riduzione delle emessioni prodotte dalle abitazioni e dalle auto, grazie al loro efficientamento e all‘impiego di combustibili meno inquinanti. Ma la qualità dell’aria non è migliorata perché le politiche messe in campo fino ad oggi sono state perlopiù emergenziali, occasionali e prive di prospettiva. Ora urge la proposta di un piano strategico di lungo periodo da parte delle istituzioni.”.
Negli anni passati sono state adottate diverse misure di tal segno. Dal prolungamento della linea 5 della metropolitana milanese fino a Monza, all’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati, così come il divieto di circolazione dei veicoli diesel Euro 4 in tutta la Lombardia. Ma la strada da fare è ancora lunga e in salita. Perché sì, Monza (e, più in generale, la Pianura Padana) ha un posizionamento geografico svantaggioso a causa di correnti da sud e scarsa ventosità, per le quali gli inquinanti tendono a ristagnare, e con essi anche l’ozono che è il risultato delle reazioni innescate dalla luce. Ma questa peculiarità dovrebbe essere un incentivo per affrontare con maggiore determinazione il problema, e non un alibi dietro il quale rifugiarsi per non risolverlo.
Mattia Albano