Il 19 novembre il consiglio comunale del capoluogo lombardo ha approvato il nuovo regolamento per la qualità dell’aria. Definirà priorità e scadenze di una serie di azioni tese a migliorare la qualità ambientale in città, ed entreranno in vigore dal 1° gennaio 2021.
Il provvedimento che ha fatto più discutere riguarda il divieto di fumo all’aperto.
Milano infatti “bandisce il fumo di sigaretta all’aperto tranne che in luoghi isolati: dalle fermate dei mezzi pubblici ai parchi, fino ai cimiteri e alle strutture sportive, come gli stadi, sarà proibito fumare nel raggio di 10 metri da altre persone”, ha dichiarato il comune. L’obiettivo è duplice: ridurre il cosiddetto PM10, ossia le polveri sottili nocive per i polmoni, e limitare il fumo passivo nei luoghi pubblici, frequentati anche dai minori.
I danni alla salute causati dal fumo passivo sono in realtà più gravi di quanto si pensi. Secondo i dati del rapporto pubblicato dal Surgeon General Office degli Stati Uniti, infatti, sono più di 50 le sostanze cancerogene contenute nel fumo passivo. Vengono inalate dai non fumatori in quantità simili a quanto avviene per chi fuma, e poiché l’organismo dei bambini e degli adolescenti è ancora in via di sviluppo, sono proprio i più piccoli ad essere esposti maggiormente ai potenziali danni causati da queste sostanze. Legambiente definisce il nuovo provvedimento milanese “un passo che richiederà profondi cambiamenti di abitudine, ma che, sotto il profilo della salute, non è discutibile”.
Peraltro, alcuni studi (anche nella città di Milano) hanno evidenziato che il fumo di sigaretta incide sullo smog. Infatti, secondo il prof. Roberto Boffi, rinomato pneumologo dell’Istituto Nazionale dei Tumori, 3 sigarette tenute accese consecutivamente in un box inquinano 15 volte di più rispetto ad un motore diesel mantenuto acceso nello stesso box per lo stesso tempo. Nulla emette tanto particolato quanto la sigaretta.
Naturalmente, se si è fumatori e si vive in una città inquinata, il rischio di ammalarsi a causa di problemi cardio-polmonari e di tumori aumenta esponenzialmente.
Anche i negozi saranno toccati dal nuovo regolamento. Saranno infatti obbligati a tenere le proprie porte chiuse a partire dal 1° gennaio 2022, al fine di evitare la dispersione di calore in inverno e di aria fresca in estate, e migliorare così i consumi energetici.
È previsto inoltre il divieto di utilizzare generatori di corrente con motore a combustione interna per quelle attività di commercio su aree pubbliche che non necessitano di sistemi di conservazione, refrigerazione o cottura di alimenti.
Un’ulteriore novità riguarda il divieto, entro 30 giorni dall’approvazione del regolamento, di installare nuove caldaie a gasolio e biomassa per il riscaldamento degli edifici, e, a partire dal 1 ottobre 2023, di utilizzare il gasolio anche negli impianti di riscaldamento già esistenti.
Sempre dal 2023, i forni delle pizzerie dovranno appartenere esclusivamente alla classe energetica A1.
Nuove regole anche per i cantieri, i quali da sempre provocano la dispersione delle polveri sollevate dai macchinari in uso. Diventerà obbligatorio, quindi, effettuare pulizie con periodicità, lavare le ruote dei mezzi in uscita dal cantiere, e altri importanti provvedimenti al fine di limitare l’effetto delle dannose polveri.
Infine, saranno banditi i fuochi d’artificio e i barbecue tra il 1° ottobre e il 31 marzo a partire già quest’anno.
Con il suo nuovo regolamento, l’amministrazione milanese ha dimostrato di avere a cuore il tema della lotta all’inquinamento, e di aver colto la necessità di attuare provvedimenti urgenti per la salvaguardia del pianeta.
Si tratta di una vera e propria “svolta green”, trattandosi della città che presenta i valori peggiori a livello europeo per concentrazione media annuale di polveri sottili, secondo un’elaborazione di Legambiente sulla base dei dati Oms.
Tra le città italiane, Milano non è però tra le peggiori, come ci si aspetterebbe, per quanto riguarda le loro performance ambientali (aria, acque, mobilità, ambiente urbano, energia). Si posiziona infatti al 29esimo posto in classifica (su un totale di 104 città) per qualità dell’aria, secondo il rapporto annuale “Ecosistema urbano”, pubblicato da Legambiente.
E Monza?
Monza è invece in fondo alla classifica, all’85esimo posto, ed è crollata di ben 6 posizioni rispetto all’anno scorso.
Particolarmente allarmanti i suoi livelli di PM10, particelle di dimensione inferiore o uguale a 10 micrometri, e di PM2.5, particelle ancora più pericolose, di dimensioni minori o uguali a 2,5 micron. Minori le dimensioni delle polveri, infatti, minore è la capacità del nostro apparato respiratorio di filtrarle: il PM2.5, per questo motivo, infatti, è in grado di penetrare oltre le prime vie aree e fino ai polmoni, con pesanti effetti cancerogeni.
I limiti da non superare stabiliti dalla legge sono i seguenti: per il PM10, la soglia media annuale da non superare è 40 µg/m³, con un limite giornaliero di 50 µg/m³ superabili per non più di 35 giorni all’anno; per il PM2.5, esiste una soglia media annuale di 25 µg/m³.
Monza, tuttavia, non è nuova a livelli di inquinamento ben oltre i limiti consentiti. Negli ultimi giorni i livelli sono particolarmente preoccupanti: in particolare, nella giornata del 27 novembre, si è raggiunto un picco di 106 µg/m³ (PM10) e 68 µg/m³ (PM2.5), rendendo l’aria irrespirabile per i cittadini monzesi, nonostante la diminuzione del traffico dovuta alle attuali restrizioni di movimento.
La domanda che sorge spontanea è la seguente: com’è possibile, allora, che Monza non si stia impegnando come Milano per diventare una città più sostenibile?
La variante al PGT (Piano di Governo del Territorio) vigente, del 2017, approvata dalla giunta comunale ma non ancora dal consiglio, sembrerebbe andare nella direzione opposta.
Le modifiche pianificate dalla giunta Allevi andrebbero a favorire la costruzione di nuovi edifici, nuove colate di cemento, a discapito delle aree verdi, che andrebbero invece limitate.
La speranza è quella di riuscire a contrastare l’approvazione da parte del consiglio comunale della variante al PGT vigente. Ci impegneremo per raggiungere questo obiettivo attraverso una collaborazione tra associazioni, partiti e realtà monzesi.
(Per un’analisi più approfondita sull’argomento: https://www.labmonza.it/variante-allevi-cio-di-cui-monza-non-ha-bisogno/)
Monza dovrebbe seguire le orme di Milano, agendo a favore della salvaguardia ambientale e della sostenibilità, invece che continuare ad ignorare, se non addirittura peggiorare, la propria situazione già compromessa e allarmante.
Se l’amministrazione volterà le spalle al problema, non solo farà precipitare ulteriormente la nostra Monza nelle classifiche delle performance ambientali, ma causerà danni irreversibili ai propri cittadini.
Matilde De Vito