MOVIDA E CITTÀ SICURA

"Crediamo che la vera sicurezza si ottenga attraverso lo sviluppo di maggiori legami sociali più che tramite un controllo diffuso e capillare dell’attività quotidiane dei cittadini."

Per LabMonza la tematica della sicurezza non può essere assimilata ad una idea di “controllo” ossessivo dei cittadini e all’annebbiata concezione di chi vede il “diverso” come fonte di insicurezza per chi abita la città. In ragione di ciò, consideriamo la sicurezza una tematica trasversale. La sicurezza, infatti, non può essere trattata alla stregua di un vero e proprio diritto ma essa deve essere considerata quale un bisogno umano che si soddisfa attraverso la tutela e la realizzazione contestuale di una serie di diritti: il diritto al lavoro, il diritto alla casa, il diritto alla salute, il diritto all’istruzione, il diritto a vivere in un luogo dignitoso e, non ultimo, il diritto alla socialità. Tale “definizione” di sicurezza non può che dipendere dal rapporto tra dato oggettivo e la sua percezione soggettiva.

Nella maggior parte delle grandi città l’effettiva sicurezza è spesso in contrasto con la sicurezza percepita.

Attraverso la nostra costante presenza sul territorio e il nostro quotidiano confronto con i cittadini di Monza siamo venuti a conoscenza che intere aree della città valutate da tutti come pericolose non sono in realtà tali. Vi è, infatti, una ampia diffusione di una sensazione di paura che non risulta giustificata dai dati raccolti dalle autorità competenti, dalle associazioni e dalle organizzazioni di cittadini che abitano quei luoghi considerati dai più come “pericolosi” (cfr. Immigration, fear of crime and public spending on security, di Vincenzo Bove, Leandro Elia and Massimiliano Ferraresi). Le cause principali di questa paura percepita, nonché spesso immotivata, sono da ricondurre al progressivo ingrandimento della città e alla narrazione che i principali mezzi di informazione (tra cui non possiamo non citare anche i social media) fanno di alcuni avvenimenti criminali.

A mero titolo esemplificativo si pensi alla descrizione dei media rispetto a tutti quei crimini con protagonista lo “straniero” (un racconto spesso ricco di sensazionalismi e giocato sulla presa emotiva nei confronti di quelli che sono considerati più “spettatori” che cittadini) o anche la costante criminalizzazione della movida e l’esagerazione dei reati bagatellari commessi da giovani adulti. Non solo: questa percezione “pericolosa” della dimensione sociale di particolari quartieri della città, con i relativi pregiudizi, dipende anche da specifiche caratteristiche individuali dei cittadini (tra cui: genere, età, stabilità lavorativa e indice di reddito) e, in particolar modo, dalla capacità di una particolare area/quartiere di influenzare il cittadino e le sue scelte di vita.

Tali caratteristiche individuali sono, quindi, strettamente connesse al contesto sociale sia perché ne sono condizionate sia perché contribuiscono ad alimentare la condizione sociale di ogni singolo quartiere. Per questo riteniamo che un maggiore benessere collettivo aumenti lo stato di benessere individuale e la sensazione di “essere al sicuro”. Ma anche, viceversa, riteniamo che il benessere del singolo favorisca il benessere della collettività nel suo complesso e, quindi, di tutti gli altri singoli che la compongono. Inoltre, crediamo che la sensazione di sicurezza nasca anche dal “senso di appartenenza”.

Favorendo la cittadinanza attiva e la partecipazione dei cittadini alla vita sociale della città, è possibile, insieme, diventare più consapevoli delle condizioni che ci fanno sentire al sicuro e che permettono di metterci alla prova per raggiungere un clima di sicurezza effettivo e percepito.

Questo coinvolgimento accende il senso di appartenenza inteso come “essere parte” di una comunità e favorisce il senso di sicurezza che in tale modo si può ben definire come “partecipata”. Per tutte le ragioni appena esposte, LabMonza propone un intervento sul territorio al fine di incentivare un clima di sicurezza effettivo e percepito che deve: (i) essere guidato dalle autorità competenti mediante un dialogo costante con le associazioni e le organizzazioni di cittadini che vivono il quartiere; e (ii) pur nel reprimere la criminalità, produrre fiducia e al contempo essere efficace.

Crediamo infatti che la vera sicurezza si ottenga attraverso lo sviluppo di maggiori legami sociali più che tramite un controllo diffuso e capillare dell’attività quotidiane dei cittadini. Qui di seguito alcune nostre proposte per agire in questa direzione: promozione del modello delle “Social Streets” e del Cohousing, per aumentare i legami all’interno della comunità e di conseguenza aumentare il senso di partecipazione e l’idea di una città sicura; accoglienza diffusa e confronto con i migranti per superare la costante paura del diverso.

Un confronto e un aiuto reciproco creano aggregazione e inclusione; sostenere, promuovere e ampliare l’importante rete associativa cittadina, luogo in cui si sviluppano attivismo, volontariato, relazioni, contribuendo a creare migliori condizioni sociali e aumentare così il benessere collettivo; promuovere in maniera attiva la partecipazione alla vita pubblica, attraverso il volontariato e il coinvolgimento dei cittadini sia in termini decisionali sia in termini di produzione e animazione culturale nei quartieri; costituire una rete nella quale vengano inseriti tutti coloro che operano sul territorio: dai vigili di quartieri agli assistenti sociali, dagli enti del terzo settore agli organi di polizia, fino alla mediazione legale e agli uffici per il decoro pubblico.; collaborazione e partecipazione da parte di tutti i settori dell’amministrazione.

Anche i luoghi della cosiddetta “movida” devono essere concepiti come spazi di aggregazione e partecipazione che aumentano il benessere e la sicurezza effettiva delle strade della nostra città. Incentivando un ampliamento dell’offerta aggregativa della “movida”, che vada oltre il consumo di cibi e bevande, è possibile offrire una vera e propria esperienza culturale e di condivisione.

Lo sviluppo di una movida “culturale” diffusa sul territorio avrebbe tre importanti effetti:

rendere più frequentate e, quindi, più sicure le strade per tutti/e;

– affermare Monza come polo socio-culturale della Brianza;

– incentivare la genesi di eventi culturali di “richiamo” per i cittadini monzesi e non solo, per vivere le proprie serate a Monza, con un conseguente ritorno anche economico per i numerosi locali della città.