LabMonza si unisce alle richieste dei consiglieri di opposizione di ritornare alle sedute del Consiglio Comunale in presenza e ribadisce la necessità di rendere quanto meno accessibili in diretta le sedute delle Commissioni.
L’associazione esprime sconcerto di fronte a un’Amministrazione che, a un anno e mezzo dalla prima ondata, non è riuscita ancora a trovare il modo per riprendere le sedute del Consiglio Comunale in presenza, in sicurezza, e per riaprire le riunioni delle Commissioni alla cittadinanza.
Nello stesso arco di tempo, non solo la ricerca scientifica ci ha garantito dei vaccini contro un morbo inedito, ma lo Stato ha fatto in tempo a erogarne due dosi a più del 60% della popolazione nazionale. Dopo tre mesi di zona bianca, mentre il mondo riparte e riaprono le scuole, i ristoranti, i teatri, i cinema, non si è riusciti ad ottenere altro oltre alla diretta streaming del Consiglio (già offerta da anni), mentre per le Commissioni si prosegue con la pubblicazione a posteriori della registrazione delle sedute, senza prevedere alcuna possibilità di partecipazione in diretta.
«Siamo ormai abituati all’inerzia proverbiale della Giunta e della maggioranza – afferma la portavoce dell’associazione, Arianna Bettin -, ma un anno e mezzo per individuare una soluzione valida per tornare in presenza in zona gialla e bianca sembra eccessivo persino per l’Amministrazione Allevi. L’inerzia non è sufficiente a spiegare le resistenze dell’Amministrazione a garantire un rapido ritorno in aula, così come non regge la scusa – flebile e strumentale – dell’impossibilità di rispettare le norme di sicurezza».
Il Comune afferma, infatti, che sia impossibile tornare in presenza a causa delle limitate dimensioni dell’aula consiliare, che può contenere fino a 30 posti. Ma quando la pandemia è esplosa, i Consigli Comunali hanno iniziato a tenersi online (su Microsoft Teams) in deroga ad ogni regolamento, a causa delle necessità imposte dalle misure di contenimento sanitarie. Allo stesso modo, la Presidenza del Consiglio Comunale sulla base delle medesime esigenze potrebbe decidere di convocare i Consigli Comunali in una sede fisica esterna all’aula consiliare. Ipotesi, tra l’altro, già prevista in alcune fattispecie specifiche come la convocazione di Consigli Comunali aperti. «A mancare – prosegue Bettin – è evidentemente la volontà politica, oltre a un sano attaccamento alle pratiche democratiche e alla trasparenza».
L’associazione ritiene la “pubblicità in streaming” una soluzione di comodo per una maggioranza pigra, a cui la partecipazione non interessa particolarmente, o che addirittura la teme, o che la trova quantomeno d’impiccio, visti i capitoli annosi aperti da mesi, dalla variante al regolamento del PGT, alla modifica del Regolamento delle Consulte.
Le scelte dell’amministrazione hanno suscitato malcontento diffuso, mobilitazioni e proteste, del tutto inascoltate. Fa dunque comodo mantenerle “a distanza di sicurezza” ed evitare di discutere in presenza del pubblico di questioni scomode. Comitati e consulte chiedono da mesi un confronto vero con l’Amministrazione, essendo rimasti tagliati fuori da discussioni che colpiscono direttamente al cuore il territorio e l’impianto originario di due documenti: il Piano del Governo del Territorio e il Regolamento delle Consulte. Su questi è bene che la cittadinanza non si esprima, dunque che trovi il minor spazio di espressione possibile.
La maggioranza, se lo volesse, potrebbe imitare un ampio numero di altri comuni: dalla primavera del 2021 a oggi, a tornare alle sedute in presenza ce l’hanno fatta, tra i tanti altri, i comuni di Milano, di Parma, di Firenze, di Torino, di Padova, di Pesaro, di Treviso, di Varese, di Genova, di Grosseto. Lasciando da parte i capoluoghi di regione e di provincia, rimanendo nel circondario di Monza, Cusano Milanino, Triuggio, Lissone, Brugherio, Cinisello Balsamo – per citarne solo alcuni – sono riusciti laddove Piazza Trento e Trieste ancora non arriva.
O meglio, non vuole arrivare.