Le immagini riprese nel carcere di Monza e trasmesse in esclusiva dal TG1 sono terribili ed indegne di uno stato democratico. Le telecamere di sorveglianza mostrano un detenuto – colpevole di portare avanti uno sciopero della fame per chiedere un trasferimento – immobilizzato e colpito con pugni in volto, schiaffi e percosse prima di essere portato in cella (dove presumibilmente le percosse son proseguite). “Il grado di civiltà di un paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri” diceva Voltaire. Sulla responsabilità penale dei cinque agenti rinviati a giudizio si pronuncerà la magistratura.

Tuttavia, la politica ha il compito di mantenere alta l’attenzione su un luogo altrimenti dimenticato dalla società ed agire concretamente perché l’obiettivo rieducativo e riabilitativo del carcere si realizzi. Un carcere in cui i detenuti non vengono abbandonati e tenuti in condizioni igienico-sanitarie indegne – e men che meno picchiati – è la migliore garanzia di una società con meno crimini e più sicura, come dimostrano tutte le statistiche sul crollo della recidività in caso di progetti validi di rieducazione e reinserimento lavorativo.

“Il silenzio della direttrice del carcere e del Sindaco di Monza dopo la diffusione del video con i pestaggi sono indicatori della totale indifferenza della società verso il carcere ed i detenuti, che stanno scontando le proprie colpe ma dovrebbero essere aiutati dalla società a riabilitarsi, non venire picchiati” dichiara Arianna Bettin, portavoce di LabMonza “Ma la politica non dovrebbe limitarsi a parlare, può e dovrebbe agire: a seguito di questi fatti chiediamo al Sindaco Allevi di nominare al più presto un Garante dei detenuti di Monza, di cui dopo tanti proclami pubblici non c’è ancora traccia, e di mantenere alta l’attenzione e la vigilanza sul tema.”