‘Certe politiche non finiscono…fanno giri immensi poi ritornano’. Così probabilmente canterebbe Venditti osservando quanto è appena accaduto a Monza. Infatti il Sindaco Allevi, eletto dopo una campagna elettorale incentrata sopratutto sul tema sicurezza, in particolare sulla promessa di risolvere il ‘degrado’ della stazione, ha potuto negli scorsi giorni dichiarare orgoglioso di avere ottenuto un presidio di Polizia di Stato, oltre che un pugno di militari grazie all’operazione strade sicure (saranno quindici in tutta la Brianza, non si sa quanti fissi in stazione a Monza).
Quindi? Cosa centra la canzone di Venditti? Nell’età dei Social Media la memoria sembra essere sempre più corta, ma proviamo a farla tornare con una domanda: quand’è stata l’ultima volta che la Polizia di Stato ha presidiato con una pattuglia la stazione di Monza? Non bisogna andare troppo indietro nel tempo, infatti è stato un anno e mezzo fa, nella primavera del 2017, ad opera della giunta Scanagatti.
Allevi una volta eletto grazie alla promessa di ristabilire ordine, sicurezza e decoro in stazione aveva invece puntato tutto da subito sulla Polizia Locale, facendo sostituire il presidio di Polizia di Stato con uno fisso di Polizia Locale. Una scelta volta a concentrare tutti gli sforzi sull’aumento della fantasmagorica ‘sicurezza percepita’: come affermava con sguardo deciso e tono solenne mentre fissava la telecamera del TGR Martina Sassoli, ora assessore all’Urbanistica e indubbio braccio destro di Allevi, entro trenta giorni i Monzesi avrebbero avuto ‘la possibilità di andare in stazione senza avere paura di essere assaliti o di subire un borseggio […] si sentirà questo cambio radicale.’ (fonte: Tribuna elettorale, minuto 43:20).
Non trenta giorni ma più di un anno sono passati, con dei risultati catastrofici secondo tutti i criteri possibili, in primis quelli che loro stessi si erano dati. Nel frattempo il nuovo Comandante della Locale, lo scorpione con il pungiglione puntato contro il crimine, è stato sospeso e pre-pensionato per comportamenti assai degradanti.
Dunque cosa fare? Cambiare tutto perché nulla cambi. Allevi cancella un anno di politiche fallimentari per passare…a ciò che Scanagatti aveva già fatto prima di lui. Ma come, non bisognava capovolgere le politiche sulla sicurezza?
Nessun tentennamento, comunque: chi scrive ha sempre ritenuto e continua a ritenere che i presidi delle forze dell’ordine non siano la soluzione, e che ‘il degrado’ non sia il problema.
Un presidio di Polizia di Stato potrà apparire più minaccioso del corrispettivo della Polizia Locale e tenere forse lontano qualcuno in più, ma il problema della ‘sicurezza’ in stazione non è un problema di decoro o di degrado, quanto un problema, crescentemente acuitosi, di emergenza sociale. Che può arrivare se non gestito a mettere in pericolo la sicurezza (quella reale) di tutti, sopratutto delle persone più fragili ed esposte alla marginalità sociale. Un presidio di polizia non è un modo di affrontare il problema, ma di spostarlo. Magari proprio in quei capannoni dove una di quelle persone più fragili che frequentano la stazione è sfuggita miracolosamente da un tentato stupro dopo essere stata adescata con l’offerta di un alloggio da dei malviventi in stazione, o un altro capannone dove un’altra donna è rimasta invece tragicamente vittima di violenza sessuale e percosse.
Non affrontare il problema significa perdere in partenza: anche la giunta Scanagatti, decidendo di scontrarsi sul terreno della sicurezza con le stesse armi del nemico, aveva perso la contesa elettorale perché incapace di rispettare le proprie promesse.
Sulla sicurezza serve cambiare musica, radicalmente: le forze dell’ordine sono un tassello, ma il mosaico ha bisogno di molte altre tessere per divenire efficace. Le altre tessere del mosaico oggi dimenticate da una politica miope sono quelle dei servizi sociali del Comune che devono essere in prima linea quanto le forze dell’ordine, delle tante associazioni di ogni provenienza che operano sul nostro territorio in rete, delle cittadine e dei cittadini a cui un’amministrazione non deve appaltare la sicurezza con ronde in cui possano giocare ai giustizieri della notte, ma deve coinvolgere attivamente in una strategia collettiva e condivisa di cura della propria via, del proprio quartiere, del proprio territorio. Tutti assieme, nessuno escluso.
Lo farà quest’amministrazione? Dubito. Allora sarà il caso che le forze sociali con spirito molto brianzolo inizino a fare per sé.
Alessandro Gerosa