URBANISTICA

"L’obiettivo è la creazione di una città condivisa, in cui i cittadini siano componente attiva del processo di pianificazione e di progettazione degli spazi urbani."

UN PASSATO ED UN PRESENTE TRAVAGLIATI

Monza è una città con una storia urbanistica assai travagliata. Il piano Piccinato, approvato nel 1971 nella previsione di una città di 250’000 e più abitanti, è rimasto in vigore fino al 2007, quando il Consiglio Comunale ha approvato il cosiddetto PGT Faglia-Viganò. Trentasei anni di inazione interrotti soltanto da un tentativo di variante nel 1985 ma soprattutto dal visionario e rivoluzionario piano Benevolo, adottato nel 1997 ma mai approvato. Negli ultimi quindici anni, tuttavia, l’urbanistica ha riguadagnato un posto centrale nel dibattito cittadino, determinando anche le sorti delle contese elettorali.

Nel 2012 la revoca della cosiddetta “variante Mariani” – che prevedeva 4 milioni di metri cubi di nuove edificazioni – fu il primo atto della nuova giunta Scanagatti, scelta simbolica dopo una campagna elettorale incentrata sulla salvaguardia delle aree verdi (e della Cascinazza in particolare). Nel 2017 è stato attuato il nuovo Documento di Piano attualmente in vigore, che rispetto al precedente PGT Faglia-Viganò ha diminuito del 90% le previsioni di consumo di suolo ed ha dimezzato le volumetrie previste, recuperando anche alcune previsioni del piano Benevolo, come la realizzazione di dieci parchi di cintura urbana.

Il coordinamento dei comitati cittadini ha comunque evidenziato diversi aspetti critici del nuovo documento di piano (vedasi i libri bianchi sulla città autoprodotti dai comitati in più edizioni). L’amministrazione Allevi, in controtendenza con le precedenti, sembra avere avviato un approccio differente al tema urbanistico.

La “Variante Allevi”, avviata nel 2018 e adottata nel 2021 ricade nello stereotipo urbanistico palazzinaro attribuito alle forze politiche di destra. A fronte di un territorio fortemente cementificato e disuguale l’Amministrazione guidata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia ha redatto un Piano capace di accoppiare azioni di cementificazione del territorio ad azioni di incremento delle disuguaglianze e della gentrificazione. Tutto ciò è stato possibile grazie a una significativa opera di deregolamentazione urbanistica che ha nascosto dietro il mantra “facile e veloce” – a discapito della trasparenza – la distruzione di tutto l’insieme di norme e vincoli che servono per garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile del territorio. L’esito prevedibile di tale manovra è stata l’incentivazione dell’edilizia residenziale libera a discapito del mantenimento delle aree non impermeabilizzate, di quelle produttive e di quelle dei servizi (in cui rientra anche l’Edilizia Residenziale Pubblica). Ma non finisce qui, perché l’Assessora Sassoli si è curata anche di implementare premialità volumetriche a favore di aspetti qualitativi degli edifici – peraltro già premiati da altri finanziamenti a livello regionale e a livello nazionale – quali una classe energetica elevata. Inutile specificare che questo non è stato fatto per garantire un futuro “green” alla Città di Monza ma per fare il gioco dei costruttori che aumentano i loro margini di profitto grazie all’impiantistica migliorata e all’aumento delle volumetrie. Tutto ciò portandosi dietro un vertiginoso aumento dei prezzi di mercato, con relativa esclusione di tutti coloro che non possono sostenerne costi (che sono una stragrande maggioranza della popolazione) e avviando un maldestro tentativo di greenwashing secondo il quale un’edificazione superflua in un territorio in decrescita demografica possa valere la perdita di un’area non impermeabilizzata purché sia di alta classe energetica.

Il provvidenziale cambio di Amministrazione non ha il potere di invertire completamente e istantaneamente la direzione dettata dal PGT Allevi (soprattutto per quanto riguarda i diritti edificatori già riconosciuti e che non sono semplicemente revocabili) ma la nuova maggioranza ha nel suo programma la scrittura di una Variante a consumo di suolo negativo e caratterizzata da uno spirito di armonia dello sviluppo territoriale, e come LabMonza saremo vigili e garanti di questo processo.

Una prima risposta è costituita data dalla “delibera oneri” (che la Giunta Allevi aveva lasciato scadere e mai rinnovato due anni fa) approvata nel 2022. Questa delibera, votata favorevolmente da LabMonza, è un primo atto politico che muove nella direzione di uno sviluppo alternativo che facilita l’insediamento di edilizia convenzionata e di piccole superfici commerciali.

LA VISIONE URBANISTICA DI LABMONZA

LabMonza sposa il principio per cui l’urbanistica si configura anzitutto come una risposta a delle esigenze umane. L’obiettivo è la creazione di una città condivisa, in cui i cittadini siano componente attiva del processo di pianificazione e di progettazione degli spazi urbani. Il concetto generale di “sviluppo sostenibile” (come definito dall’ONU) è trasversale ai concetti di sostenibilità economica, sociale e ambientale e non può escludere nessuno di questi aspetti.

Una priorità di LabMonza è il coinvolgimento dei cittadini nel processo di pianificazione e di progettazione della città. La pianificazione e la progettazione del territorio sono influenzate dalle necessità dei cittadini e degli operatori economici e da esse non possono prescindere. Nella realtà dei fatti i cittadini spesso non sanno quali sono gli strumenti di cui dispongono al fine di far sentire la loro voce e questo fenomeno è incompatibile con la concezione di un’urbanistica che risponde alle necessità del cittadino. L’urbanistica è un ambito che si interseca con i temi di trasporto, spazio pubblico, mobilità e recupero del costruito. Pensare di ridisegnare una città per renderla un luogo in cui gli spazi pubblici sono polifunzionali è la chiave per permettere ai cittadini di riappropriarsi di questi ultimi. Questa idea si concretizza nella creazione di una green infrastructure: un’infrastruttura verde che prende le mosse da una città di colore grigio con episodi verdi e intraprende un percorso verso una città di colore verde con episodi grigi.

Gli interventi concreti della green infrastructure riguardano la creazione di aree verdi, aiuole, piccoli parchi, viali alberati, tetti verdi. Questi interventi permettono di rispondere a necessità ambientali quali il consumo di suolo negativo, la creazione di condizioni microclimatiche favorevoli, il maggior assorbimento di CO2 e la gestione delle acque piovane senza gravare sul sistema fognario. A questa funzione ambientale si sovrappongono quella sociale e quella economica: il cittadino può vivere lo spazio pubblico urbano in una maniera che si spinge ben oltre la mera funzione di transito dalle abitazioni verso altri luoghi privati. Regione Lombardia si è già dotata degli strumenti necessari alla riduzione del consumo di suolo in vista del 2050, anno in cui l’Unione Europea prevede il raggiungimento del consumo di suolo zero. Ora è il momento di applicare questa normativa accogliendo le opinioni dei cittadini e quelle degli operatori economici e ricordando che la legge impone un requisito minimo quantitativo di riduzione del consumo di suolo che può essere aumentato ed entro il quale la qualità degli interventi è lasciata alla competenza comunale. Una delle vie per abbattere il consumo di suolo è la rigenerazione delle aree già antropizzate, che consente di utilizzare le infrastrutture già presenti in un’area (strade, rete elettrica, rete fognaria, attività economiche circostanti, mezzi pubblici) senza doverne costruire di nuove.

I PRINCIPI PER IL FUTURO URBANISTICO DI MONZA

La progettazione del futuro urbanistico di Monza deve poggiare innanzitutto su alcuni principi cardine, che guidino tutti i piani e gli interventi. Il primo principio è quello della partecipazione e co-progettazione urbanistica. La pianificazione urbanistica, come noto, è di esclusiva competenza del Consiglio Comunale.

Le leggi vigenti obbligano le amministrazioni ad intraprendere azioni finalizzate al coinvolgimento attivo della cittadinanza, oltre naturalmente al diritto di presentazione delle osservazioni, ma questi obblighi generali lasciano ampio margine discrezionale alle stesse. La cittadinanza e le comunità locali devono essere considerate non semplici voci di cui ascoltare il parere, ma attori che possono e devono essere coinvolti attivamente nel processo di definizione delle priorità e, ove possibile, nella co-progettazione degli spazi.

Il secondo principio è quello del consumo di suolo negativo. Il documento di piano vigente non aumenta di fatto il consumo di suolo, ma questo non basta. Senza invertire la tendenza è impossibile immaginare un habitat umano sostenibile. Questo significa non solo tutelare le aree libere esistenti, ma anche crearne di nuove e valorizzarle con progetti che possono andare dalla creazione di giardini e parchi pubblici all’avvio di esperienze di agricoltura di comunità sostenibile ed innovativa.

Il terzo principio è quello dell’uso degli oneri di urbanizzazione per finalità di diretta utilità per la cittadinanza e in particolare per le aree interessate dall’intervento, ricorrendo alla monetizzazione solo quando realmente necessario. I proventi degli oneri di urbanizzazione devono essere reinvestiti sul territorio per realizzare opere di massima priorità a livello sociale e culturale, dando la precedenza alla zona o al quartiere dove avviene l’intervento. Anche in questo caso, il coinvolgimento attivo delle comunità di quartiere appare fondamentale.

Centrale sarà il ruolo della carta di consumo di suolo, strumento urbanistico di valutazione dei suoli che permette di individuare le superfici più meritevoli di tutela in fase di collocazione degli interventi urbanistici. Questo strumento permette di fare scelte urbanistiche oculate e trasparenti. Il terzo principio è quello della non esclusione.

Il territorio lombardo è profondamente diseguale e questo aspetto si riversa pesantemente sulle condizioni abitative delle cittadine e dei cittadini, soprattutto dei giovani che non possono raggiungere un’autonomia abitativa ma devono cambiare città o ricorrere ad alloggi condivisi, minando la loro possibilità di emanciparsi e costruirsi un’esistenza indipendente e dignitosa. L’edilizia convenzionata (venduta a prezzo di costo) molto più presente da quando l’Amministrazione Pilotto ha iniziato il suo operato, ha prezzi compresi indicativamente tra i 2000 e i 3000 euro e non basta a garantire case accessibili. Gli alloggi popolari non bastano e quelli esistenti oggi non sono strutturalmente in grado di far fronte alle necessità delle fasce di popolazione deboli, soprattutto per quanto riguarda gli individui con impedimenti motori. A Monza occorre un piano abitativo che parli di Edilizia Residenziale pubblica in termini di nuove edificazioni e non solo del, comunque positivo, recupero dell’esistente che la Giunta attuale ha avviato in alcune strutture differentemente dalla Giunta Allevi che mai si è adoperata in tal senso.

LE DIRETTRICI DI INTERVENTO: MONZA CITTÀ POLICENTRICA DALLE MOLTEPLICI IDENTITÀ

Evidentemente, un programma urbanistico pur sommario dedicato ad una città complessa e così densamente abitata come Monza richiederebbe una trattazione di molte pagine. Ci limitiamo in questa sede ad enunciare per punti le principali direttrici di sviluppo che dovrebbero essere seguite nel governo della città, informate dai principi generali appena esposti. Monza città del Parco e della Villa Reale.

Il Parco di Monza nel suo complesso e la Villa Reale mancano oggi di una progettazione complessiva che valorizzi questo incredibile polmone verde e l’enorme patrimonio artistico e culturale che esso contiene, a partire dalla Villa Reale ma non solo (si pensi ad esempio a Villa Mirabellino ed alla biblioteca del Parco). Monza è attraversata in verticale dal Lambro e in orizzontale dal canale Villoresi. La progettazione urbanistica della città non può prescindere da una loro valorizzazione e da una loro considerazione attenta. Lungo il Lambro ad esempio si sviluppano molte delle aree industriali dismesse di Monza. Lungo il canale Villoresi invece si sviluppa una importante ciclovia che merita interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria (per favorire il passaggio delle biciclette) ed estensione (per garantire la continuità della ciclovia oltre l’interruzione attuale su via Buonarroti).

Monza ha un patrimonio industriale dismesso composto da moltissime piccole e medie vecchie industrie disseminate lungo il suo tessuto urbano (in particolare lungo il corso del Lambro) e da alcune aree di grandi dimensioni. Molte di esse presentano anche un assoluto valore dal punto di vista dell’archeologia industriale.

Un’urbanistica a consumo di suolo zero deve necessariamente ripartire dalla rigenerazione di queste aree, in armonia con gli elementi architettonici di pregio e valore storico. Gli interventi di rigenerazione devono mirare alla polifunzionalità delle destinazioni d’uso e alla realizzazione di spazi il più possibile vivibili dalla cittasinanza.

Monza ha una grande e importante storia, simbolicamente rappresentata dalla corona ferrea. Il centro storico cittadino mostra ancora il grande passato medievale della città, ma anche la incredibile fioritura architettonica liberty avvenuta in parallelo al suo sviluppo industriale nei primi decenni del ‘900. Questo patrimonio è tuttavia ancora molto poco valorizzato, soprattutto se paragonato a quanto svolto in molte altre città di simili dimensioni. Manca una visione strategica che lo includa all’interno di un sistema che unisca progettazione urbanistica, politiche culturali e sviluppo turistico e produttivo.

Monza è una città composta da tanti diversi quartieri. Eppure, troppo spesso la politica è sembrata avere occhi soltanto per il centro storico, dedicando ad esso tutte le proprie attenzioni, priorità e cure. Un’amministrazione che miri al miglioramento della qualità della vita per tutta la popolazione monzese, indipendentemente da dove essa viva, deve formulare un’analisi puntuale delle esigenze specifiche di ogni quartiere e sviluppare strategie urbanistiche dedicate, mirate a rafforzare la vita sociale, culturale ed economica di ciascun quartiere e le sue comunità locali, rendendo Monza una città dai molti centri cittadini. In controtendenza con misure attuali quali ad esempio la riapertura al traffico della piazza di San Rocco.